28 ottobre 2023
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Realismo e senso della cura oggi. Una sfida solo organizzativa?

Incontro promosso da Medicina e Persona

Auditorium “Enrico Maria Pogliani” presso la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori, Monza

Con il patrocinio di: Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori; ASST Brianza; Ordine dei Medici di Monza; Ordine degli Infermieri di Milano – Lodi – Monza e Brianza

Un viaggio all’origine del significato di salute e alla sua evoluzione culturale, indispensabile per poter prendersi cura anche oggi, di chi nella malattia, dentro la sua domanda di salute, esprime un bisogno di salvezza. La stessa domanda del lebbroso a Gesù: “Se vuoi, puoi guarirmi”, è quella che ogni malato al fondo rivolge al curante, provocando a scenari vertiginosi una professione altrimenti impossibile, se non sa ritornare ad essere arte terapeutica. Qual è dunque il compito del curante, nella relazione con il malato, per riguadagnarne la salute?
Questo il tema centrale che S.E. Cardinale Angelo. Scola ha sviluppato parlando ad una platea estesa di persone, prevalentemente operatori sanitari, nell’aula Pogliani del San Gerardo di Monza.
Più di duecento persone in presenza e oltre un centinaio di collegamenti in streaming, tra questi alcuni luoghi di visione anch’essi organizzati da Medicina e Persona in diverse città d’Italia (Bologna, Bergamo, Firenze, Siena, Torino …), in sedi significative (ospedali o sedi dell’Ordine dei Medici); la conferenza è stata anche trasmessa nel contesto del master universitario “La spiritualità nella cura”, presso l’Istituto superiore di scienze religiose.
Introdotto dal dott. Marco Trivelli, direttore generale di ASST Brianza, e dal dott. Giorgio Bordin, medico presso il presidio ospedaliero di
Vimercate e presidente di Medicina e persona, il cardinale ha richiamato che l’affronto del problema della salute è cogente nel mondo attuale, che vive – per usare le parole di Papa Francesco – non un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca.

Così facendo ha offerto aperture alla preoccupazione espressa nell’introduzione da Bordin, a partire dalla fatica profonda di oggi, dalla crisi del lavoro e in particolare del lavoro in medicina. C’è un’urgenza educativa di costruzione di un Io, di una risposta non solo organizzativa, ma di significato e di senso del lavorare. Questa appare la domanda grande sottesa al disagio e al burnout dilagante. Di fianco alla crisi dei professionisti, anche la sanità come sistema – almeno in Italia – oggi non regge più, mostra di essere arrivata ad un punto di non ritorno. Urge un pensiero originale capace di rifondarla ripartendo dalla sua origine, e però con la considerazione realistica che si può partire da quel che c’è, contingente e limitato, ma concreto, come ha ricordato Marco Trivelli: ponendo esperienze vere, vive, che arrivino fino a incidere sul livello organizzativo. La necessità di lavorare insieme, necessaria umanamente per reggere la sfida, è resa indispensabile oggi dalla complessità dei sistemi sanitari. Percepire la sanità come servizio è giusto, ma ridurlo a servizio, definito solo dalla qualità e fruibilità delle prestazioni, mortifica la dimensione della cura, che richiede una vita: una vita che parte dall’irriducibilità dell’uomo e del moto naturale di chi si accinge a curarlo. Sottesi a questo compito così totalizzante e giocato in condizioni avverse, stanno anche i temi del rapporto fra le dimensioni della vita di chi lavora in sanità, oggi particolarmente sentito (equilibrio tra tempo per la famiglia, per sé o per il lavoro) e quello della gratuità: entrambi non risolvibili con formule a tavolino, ma a partire da una decisione personale di cosa volta per volta è il bene da affermare.

In questo arco di prospettive, Scola ha ricordato le
implicazioni di significato della salute, che evolve storicamente nel pensiero umano dalla dimensione fisica della salute, alla dimensione dell’equilibrio con sé e con l’ambiente, fino alla salute dello spirito.
Filosofia greca e antico testamento indicano che la
medicina usa la scienza, che è utile solo se inserita nella sapienza, ultimamente religiosa, a cui riferirsi. È religiosa perché implica le domande ultime dell’esistere: da dove vengo, dove vado, cosa mi attende, qualcuno mi vuole?
Letture della salute che pescano lontano fin dal pensiero antico, e si arricchiscono di consapevolezza fino ad implicazioni radicali. Il nuovo testamento con Gesù opera una connessione con questi tre aspetti (fisico, psicofisico, religioso), in cui la guarigione che Lui opera rivela ciò che Lui porta: salute e salvezza, molto di più di una guarigione biologica o della sola salute fisica.

Il medico deve avere la coscienza che concorre a promuovere una salute come capacità di adempiere al
compito di essere nel mondo dentro la comunità umana. E questo non deve cedere il passo anche quando le condizioni sono avverse e le forze sembrano diminuire. Tre le dimensioni della medicina: la Cura, che avviene con i pazienti, gli operatori sanitari, i familiari come soggetti in azione comunitaria. L’Atto clinico (In inglese “to cure”), l’azione a base tecnico sperimentale fatta per incidere sulla dimensione della malattia, e l’Arte terapeutica: l’insieme di tutte le relazioni in campo a partire dal bisogno di salvezza.
La cura è il senso, l’atto clinico è il veicolo, che è segno di altro, ma – analogamente a ciò che in teologia sono le realtà sacramentali – contiene in sé stesso il significato a cui rimanda. È però l’arte terapeutica in cui si rende evidente la dimensione che va oltre, che salva l’integralità dell’esperienza umana, fino a toccare la radice del male e a consegnare il malato alla guarigione. Limitare l’azione all’atto terapeutico e ridurre tutto a tecnica limita la libertà, che è all’origine di ogni espressione umana. La radicalità del pensiero di Scola giunge ad affermare che anche la morte è parte della guarigione, anzi ne è il compimento ultimo. L’Ospedale nasceva come Hospitale, come Hotel Dieu, luogo di accoglienza, personale e comunitaria. Il cristianesimo ha definito storicamente questo luogo con la sua presenza. Oggi occorre che si ripeta una analoga presenza incarnata, capace di generare spazi in cui le dimensioni della cura siano esperibili, arrivando fino alla riorganizzazione.
Il convegno, organizzato da tempo dall’associazione Medicina e persona, ha coinciso con l’evento eccezionale del transito delle spoglie di San Gerardo presso l’ospedale: dopo più di 800 anni, per la prima volta, usciva dalla Chiesa di San Gerardo al Corpo

Il prof. Michele Riva, medico, storico della medicina, ne ha ricordato sinteticamente la figura al termine del convegno: vissuto nel medioevo coevo a San Francesco, laico, innovatore e “provocatorio”, Gerardo dei Tintori, di famiglia medio borghese dedita alla tintura dei pannilana, creò l’ospedale che da lui ha preso il nome fondandolo come opera privata, non ecclesiastica, come erano gli altri quattro ospedali monzesi di allora. Gli ospedali erano soliti prendersi cura dei pauperi infirmi (poveri malati e malati poveri), ma questo avveniva per lo più negli Xenodochia, all’esterno dei centri urbani, dove invece le strutture ospedaliere tendevano a distinguersi per una certa specializzazione ante litteram, dedicandosi alla cura di particolari contesti. Gerardo intercetta invece il sorgere di un fenomeno nuovo, la povertà urbana e il vagabondaggio, e si fa carico in modo originale di queste realtà socialmente emergenti creando qualcosa di più simile a un policlinico. Mette i suoi fondi, costruisce l’ospedale in un luogo significativo, raccoglie letteralmente i malati cercandoli per le strade e nelle abitazioni. Non prenderà mai i voti e condurrà l’ospedale con l’aiuto di conversi laici, di cui lui è primus inter pares. Santo per acclamazione e significativo oggi per noi anche come esempio di una presenza che nella gratuità totale mossa dall’amore alla salute dei suoi assistiti ha cambiato la storia.
I saluti inizialissimi e sobri al convegno, portati dal dott.  Carlo Cogliati, Presidente dell’IRCCS San Gerardo, hanno legato l’accoglienza cordiale del convegno di medicina e persona a questo evento imprevisto e significativo, che è avvenuto al termine dell’incontro, e in cui mons. Scola ha celebrato la benedizione delle spoglie.

IL testo dell’incontro e il video saranno disponibili sul sito di Medicina e Persona (www.medicinaepersona.org) nel giro di alcuni giorni.